Antonio Bernardo, il mito vespistico di Maddaloni

Incontrare per intervistare Antonio Bernardo un giovanotto classe 1922, attuale presidente onorario del Vespa Club Maddaloni è certamente una esperienza unica. Un modello di vespista che ha vissuto momenti di gioia e di duro lavoro, affermandosi in un territorio difficile, senza l’aiuto di nessuno, ma solo con la sua forza di volontà e un pizzico di spericolatezza che lo fece conoscere su tutte le strade polverose di allora.
L’appuntamento è presso il Vespa Club di Maddaloni dove il presidente Vincenzo d’Angelo e il suo vice Alberto Marzaioli me lo fanno incontrare . Dopo i saluti di rito ecco, senza scomporsi , subito fa scattare la macchina dei ricordi, attraverso un tuffo nel passato, tra le memorie di un giovanotto che dopo tanti anni trascorsi respirando l’odore della miscela mi regala immense emozioni che ti fanno amare sempre di più il mondo della vespa.
Il vespista Antonio Bernardo inizia subito senza essere interrogato col dire che la storia della vespa in Campania è fatta da tanti vespisti che sono entrati subito nel dimenticatoio della storia solo perché nati in una terra disastrata e sfruttata, persone meravigliose unite dall’ acume e dall’amore per la meccanica.
Infatti lui tiene a precisare che nasce meccanico nell’officina del padre e giovanissimo a solo dieci anni già meravigliava i frequentatori del padre per la sua profonda conoscenza e la sua abilità nel montare le parti meccaniche. Bisognava essere portati per questo tipo di impiego , come un po’ per tutti i lavori del resto.
Ecco un fiume in piena che non aspetta la domanda ma te l’anticipa e senza mai interrompersi ripete con fermezza che per fare il meccanico bisognava e bisogna avere innanzitutto una buona manualità, maneggiare con disinvoltura tutti i tipi di attrezzi ma non solo, avere praticità proprio nel saper usare bene le mani , secondo, avere una buona conoscenza tecnica, questa non la si imparava sui libri, si acquisisce guardando in silenzio, e lui senza fare domande stava ore ed ore ad ammirare il lavoro del padre, un vero personaggio mitico, grande pilota di auto che nel 1933 partecipò alla mille miglia.

Ma il passaggio da meccanico a pilota della vespa come nasce?
Nasce perché appena dopo la guerra con i primi risparmi, nel 1946 acquistai due vespe 98 di cilindrata, e qui nasce, tiene subito a precisare, il Bernardo latin lover, difatti avere una vespa in quegli anni, nel mio territorio, fui subito un soggetto corteggiatissimo dalle giovanissime che la domenica facevano la fila per salire sulla mia vespa.
Fui subito affascinato dalla meccanica della vespa e sempre nell’officina di mio padre montai il primo sidecar artigianale, con una piccola differenza, ovvero il sidecar invece di montarlo a sinistra come lo collaudò la piaggio lo montai a destra. E nel 1947, con questo sidecar mi recai da Maddaloni a Lecco dove abitava mia sorella sposata, giunti a Lecco mio cognato subito si innamorò e si impossessò di questo stupendo mezzo che mi fece ritornare a Maddaloni in treno.

1958. Antonio Bernardo (in Vespa sulla destra con fascia Vespa Club Caserta) al passaggio dinnanzi “Porta Bari” ad Altamura durante lo svolgimento del Campionato Vespistico Italiano di Regolarità “Trofeo del Mezzogiorno” Caserta-Bari

Ma il Bernardo fondatore della Vespa in provincia di Caserta come nasce?
Nasce perché recandomi a Napoli a comprare pezzi di ricambio per le auto e per i motocicli, conobbi il ragioniere Caterino Luigi che conoscendo la mia passione e la mia profonda competenza nei motori si trasferì a Caserta per aprire una concessionaria Piaggio e successivamente ,costituimmo insieme, il primo vespaclub della provincia di Caserta .
Cominciarono i primi raduni in Campania, a Napoli, a Pompei, ad Avellino e a Benevento.
E su queste strade nacque un altro campione che oggi andrebbe ricordato per le sue tante vittorie, parlo di Topa Emilio, vincitore di tante gare.
Partecipai a tantissimi raduni, gare ecc. con i colori del Vespa Club Caserta, incrociando i grandi del vespismo di allora, tra cui Giuseppe Cau , Cosentino, Topa, Colantuono e tantissimi altri che ora non ricordo, ottenendo tantissime soddisfazioni e portando in giro con tanti sacrifici il nome della mia terra.
Ricordo che nel 1958 partecipai alla Caserta-Bari conosciuta come il Trofeo del Mezzogiorno, nel 59 partecipai al giro dei tre mari che fu voluto fortemente dal presidente del vespa club Caserta Luigi Caterino e qui il racconto di Bernardo diventa storia, perché un mese prima di quell’evento recandosi a Napoli con la sua vespa, in un momento di distrazione gliela rubarono e qui intervenne il ragioniere Caterino che gli consigliò di acquistare la vespa di Topa che l’aveva messa in vendita e con la vespa di Topa partecipò al giro dei tre Mari e successivamente sempre con Topa parteciparono al raduno di Bassano del Grappa e tantissime altre manifestazioni, sempre con un spirito di gioia e di amore verso la vespa.
E ancora tutt’oggi non manca occasione per montare in vespa e farsi un giretto, infatti in questo periodo che sta frequentando il vespa club Maddaloni non manca manifestazione che sale sul sidecar di d’Angelo per incontrare i tanti vespisti che in questo periodo lo vengono a trovare per stringergli la mano e scattare qualche foto ricordo, ma la sua grande soddisfazione oggi , gli piace ripetere, è di stare insieme nella grande famiglia del vespa club di Maddaloni per regalare a loro i suoi ammaestramenti.
Per terminare, il tempo è volato, abbiamo conosciuto una persona meravigliosa che certamente avrà ancora tanto da insegnare con i suoi racconti, le sue esperienze che resteranno certamente nella storia del vespismo italiano.

Intervista a cura di Carlo Scalera (fonte: Vespa Club Italia)

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